FINANZA &MERCATI

 
 
 

Le nuove REGOLE
di EUROLANDIA

 
HOME DEL DOSSIER

Banche

Derivati

Bilancio pubblico e debito

Mercati

L'impatto di Basilea sulle banche italiane

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
10 marzo 2010

La recente proposta del presidente Obama di varare una tassa sull'esposizione delle banche e di reintrodurre logiche da Glass-Stegall Act (separazione tra attività di banca commerciale da quelle di banca di investimento) nasce da motivazioni condivisibili: rendere meno conveniente l'attività di trading proprietario per favorire l'attività a sostegno delle imprese, quindi della crescita economica e dell'occupazione. Emergono tuttavia interrogativi sostanziali, legati alla difficoltà di mettere in atto questa proposta in un settore ormai globalizzato - soprattutto l'investment banking - e da 20 anni a questa parte sempre più consolidato.

Procedono intanto i lavori su Basilea 3, che imporrà limiti più stringenti alla composizione del capitale delle banche, con un effetto di rafforzamento della base patrimoniale. Un recente studio di Credit Suisse ha stimato per l'Europa impatti di ricapitalizzazione pari a 139 miliardi di euro entro il 2012, anno dell'entrata in vigore di Basilea 3. Inevitabili le ricadute negative sul ROE, a parità di livello di rischi e portafogli di business. A fronte di cambiamenti potenziali così rilevanti, è auspicabile l'azione concordata tra governi e regulator dei diversi paesi per evitare disequilibri competitivi.

Capire l'impatto che questi cambiamenti avranno sulle nostre banche e imprese è particolarmente rilevante per un paese che più degli altri in Europa è dipendente dal credito bancario, presenta il numero e la rilevanza maggiore di piccole e medie imprese (oltre 4 milioni), ha un sistema bancario con livelli di Tier 1 mediamente più bassi, pur essendosi dimostrato più solido perché meno propenso alla speculazione.

Per le imprese, quasi completamente dipendenti dalle banche, l'afflusso di nuovi crediti sarà minore a causa del maggior costo del rischio, ma anche di quello legato al rafforzamento dei limiti patrimoniali, soprattutto come esito di Basilea 3. Alle Pmi in particolare è di fatto precluso l'accesso al mercato dei capitali di cui hanno invece largamente beneficiato nel 2009 le imprese più grandi, che hanno emesso bond per 34 miliardi di euro.

Le banche, in attesa che si chiarisca il quadro, saranno comunque spinte a una maggior prudenza nelle scelte dei profili di rischio, con conseguente minore redditività a parità di spread e livello di domanda, a una maggior focalizzazione sul commercial banking, con conseguente cessione degli asset non più strategici e a un aumento della patrimonializzazione.

Gli operatori italiani peraltro hanno già anticipato le direttrici del mercato. Diversi gli esempi recenti: Intesa Sanpaolo ha ceduto le attività di banca depositaria; UniCredit ha effettuato un aumento di capitale da 4 miliardi; Mps ha finalizzato l'uscita parziale dal settore del risparmio gestito; le alleanze della bancassicurazione vita sono state profondamente riviste (con la ricerca di minori impegni di capitale da parte della banche); il business della raccolta diretta ha acquisito un ruolo sempre più strategico, anche con l'ingresso di nuovi attori (es. Che Banca, Gruppo Mediobanca).

La struttura industriale del settore bancario sarà ridisegnata nei prossimi anni. L'Italia, come altri paesi europei, all'inizio degli anni '90 scelse la strada della Banca Universale di matrice germanica, contrapposta al modello del Gruppo Polifunzionale, più vicino a logiche di specializzazione strategico-organizzativa tipiche del mondo anglosassone. Il modello ha resistito anche di fronte alla recente crisi, ma necessita di importanti revisioni. La recente scelta di UniCredit di creare una banca unica, pur preservando una logica di specializzazione per mercati, è un primo esempio di evoluzione del modello.

Riteniamo che le banche grandi saranno sempre più concentrate sulle attività di banca commerciale e, pur divisionalizzate, cercheranno di massimizzare l'integrazione tra i diversi segmenti di clientela. Realizzeranno anche strutture specializzate per prodotto (es. sistemi di pagamento), che offriranno anche alle banche di dimensioni minori. Proseguirà il consolidamento delle banche medie, con l'obiettivo di realizzare leadership regionali su territori contigui, riducendo l'attuale dispersione geografica. Le banche piccole dovranno concentrarsi ancora di più sulla relazione con il cliente, realizzando centralmente le economie di scala su prodotti e processi condivisibili.

Si assisterà inoltre a una ripresa degli approcci di partnership relativi a "fabbriche" di servizi o prodotti comuni.

La maggiore focalizzazione in corso consentirà l'emergere di nuove aree di eccellenza su cui concentrare le risorse: pensiamo ad esempio all'attività di corporate banking ad alto livello, dove è particolarmente agguerrita la concorrenza internazionale.
(L'autore è Partner A.T. Kearney)

10 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-